18 marzo 2024 News

LE TECNOLOGIE SPEKTRA, “COLLEGHI VIRTUALI DI GRANDE AIUTO”, PAROLA DI BEATRICE PASSERINI DI ITALCAVE 2000

Abbiamo intervistato Beatrice Passerini, giovane donna responsabile tecnico-amministrativa dell'impresa comasca Italcave 2000. A presentarcela, Spektra, perché l'azienda pur avendo una lunga storia, è orientata al futuro.

Non ce n'è. Le interviste di persona sono tutta un'altra cosa rispetto a quelle via call. Ci si può guardare negli occhi, intrecciare gli sguardi, rintracciare piccoli segni di emotività nel linguaggio non verbale. Via monitor appare tutto più freddo, distaccato, lontano. Ma c'è sempre l'eccezione che conferma la regola. E l'eccezione, nel caso specifico, ha un nome e un cognome, Beatrice Passerini di Italcave 2000 , impresa di Cantù, nel comasco, che racchiude in sé una cava di ghiaia e sabbia di circa 350 mila metri quadrati e un impianto di produzione cemento . Beatrice, nonostante la lontananza che ci separa, ha un entusiasmo che letteralmente buca lo schermo e arriva fino a noi, in modo vero e sincero. A farcela conoscere, Spektra , parte del Gruppo Trimble, perché Italcave, pur avendo una lunga storia alle spalle, è proiettata verso il futuro e usa le loro tecnologie. Ma mettiamo tutto in fila. A voi le domande che ci siamo posti, e le risposte ottenute.



Italcave 2000, una storia italiana
Raccontare Italcave 2000 significa immergersi in una bella storia italiana , nata dall'apertura del cassetto dove sono nascosti i sogni. È stata fondata dal nonno di Beatrice, Amedeo Passerini , contadino, che aveva voglia di trasformare la propria vita. E così ha fatto: con la vespa, la mitica vespa, nel 1968, da Piacenza si è trasferito a Como. Pochi mezzi, tanti sogni. È iniziata così Italcave, attiva nel territorio canturino e comasco nel settore estrattivo (e non solo) . Non solo, già, perché impiegando mediamente una trentina di persone, si occupa anche della produzione e vendita di calcestruzzo preconfezionato e di scavi, riempimenti, demolizioni, trasporti di materie, recupero di terre e materiali da demolizioni. Il resto lo facciamo raccontare da Beatrice.

Intervista a Beatrice Passerini, responsabile tecnico-amministrativa di Italcave 2000
Nel parlare del nonno, anche se non lo hai mai conosciuto, Beatrice si emoziona. Lo ha conosciuto tramite i racconti di suo padre, Stefano Passerini, che ha portato avanti l'azienda e le ha trasmesso la passione per le macchine ei cantieri.

Beatrice, sei figlia d'arte. Perché hai deciso di seguire le orme della tua famiglia anziché fare tutt'altro? Non è ancora così solito, vedere una donna in questo settore…
Per me è stato naturale. Ho iniziato a bazzicare l'impianto ei cantieri a 14 anni: durante le estati, a scuola finita, venivo in cava. Così è sbocciata in me la passione per questo mestiere, soprattutto per le demolizioni. Se potessi, mi occuperei solo di quella mansione, in cantiere, a seguire l'operativo…

In che senso, “se potessi”?
Dopo il diploma da geometra, mi occupo principalmente della parte documentale e amministrativa, anche in cantiere, ma più come supervisore che sulle macchine.

Sei giovane e sei donna. Immagino che entrambi gli aspetti non abbiano agevolato l'inizio della tua carriera
Sinceramente se non ci fosse stata la passione, non sarei riuscito a lavorare in questo settore perché, in quanto donna giovane, soprattutto all'inizio, non venivo ascoltata, non mi davano importanza.

E come hai fatto a superare questa impasse?
Mi ha molto aiutato il fatto di conoscere ciò di cui parlo: vivo il cantiere da diversi anni, amo guidare le macchine movimento terra e, poi, grazie agli studi compiuti, conosco anche il linguaggio tecnico. Se nei primi secondi, chi ho davanti mi etichetta solo come “donna – giovane”, dopo le prime parole, cambia atteggiamento. Non è sempre così, chiaramente, ma il più delle volte questo è ciò che accade.



Insomma, ci vuole perseveranza e professionalità
Esatto, devo dire che all'inizio, più che gli operatori, erano i professionisti (architetti e ingegneri) a darmi poca importanza, mi sminuivano. Già nel vedermi in cantiere, erano sorpresi. Ma ho anche trovato persone che hanno avuto la buona volontà di ascoltarmi, di capirmi. L'aspetto che più creava pregiudizio era il fatto di essere giovane.

Ma tu sei una ventenne con già sei anni di esperienza…
Esatto, l'esperienza si fa sul campo e c'è sempre da imparare. Però, ripetuto, a me ha aiutato a fare esperienza sia pratica, alla guida delle macchine, sia tra cavilli burocratici e carte.

Quindi si può dire che la principale critica è il pregiudizio?
Proprio così. Il pregiudizio limita e allontana. Ma lo si può combattere. Coi fatti e con la propria personalità. Per me essere una giovane donna è un valore aggiunto. Il complimento più bello è quando mi sento dire: “se ti vedesse tuo nonno, sarebbe fiero di te”. Mio nonno era un imprenditore con la I maiuscola, quindi mi basta questo, essere associato a lui. Già questo abbatte il pregiudizio.

Il futuro? Vieni a te lo immagini?
Me lo vedo qui, a Italcave. Ho il sogno e l'ambizione di riportare l'impresa ai tempi d'oro: il nonno l'aveva trasformata in una SPA attiva nelle infrastrutture stradali di tutto il Nord Italia. Mi piacerebbe far tornare Italcave grande, ma in modo diverso, con un'attenzione all'ambiente: il settore estrattivo deve cambiare fisionomia e modalità, e mi piacerebbe che Italcave contribuisse a questa evoluzione. Insomma, vivo di storie: del passato e del futuro.

Tuo padre ti appoggia nel tuo percorso?
È molto severo, è felice di avermi al suo fianco. A volte, quando sente commenti in cantiere, però, gli piacerebbe che fossi un maschio… Scherzo!



Arriviamo a Spektra. Di quali tecnologie disponete e perché le avete scelte?
Abbiamo un Rover GPS e tre Sistemi Trimble Earthworks installati sulle macchine: Dozer Liebherr 756 con Trimble GCS 900, Escavatore Volvo EC250ENL con Sistema 3D Trimble Earthworks e infine Escavatore Volvo EC380EL con Sistema 3D Trimble Earthworks.
Abbiamo optato per queste tecnologie perché sono all'avanguardia per velocizzare e rendere più preciso l'avanzamento dei lavori. È comodissimo, si fa tutto direttamente dalla cabina. Quindi che questi sistemi hanno cambiato il modo di lavorare. Sono facili e intuitivi e anche chi non è nativo digitale come me, con un minimo di pratica, riesce a usarli nel migliore dei modi in tempi snelli.

Utilizzate le tecnologie Spektra sia in cantiere che in cava?
Sì. In cava per la profilazione e il recupero delle terre: basta cambiare il progetto, e rileva subito la posizione delle macchine e della superficie. In sostanza, si lavora avendo sempre sottomano il progetto. In cantiere è altrettanto utile, perché il rilievo viene importato direttamente sull'escavatore e si può creare così il progetto con tutti i dettagli: dal profilo di scavo alla pendenza. Tutto ciò che serve ma con un gran risparmio di personale, di fatica, di tempo. È un collega virtuale che ti aiuta a interconnettere tutti i dati rilevati dalle macchine.

Davvero interessante per noi parlare con una donna, giovane, che si sta facendo strada nel settore. Non solo, grazie alla sua età e alla sua voglia di fare, sta intensificando la presenza della tecnologia in cava e in cantiere, così come dimostrare le sue parole sui sistemi Spektra. Unica cosa da aggiungere: verso cose più grandi, o come dicevano gli antichi, ad maiora!